Un esperimento folle, quello di Nicola Grandis, che insieme alla moglie Sara Caloi, nei primi anni Duemila lascia Verona per una piccola proprietà abbandonata sulla cima del Monte Quarin a Cormons, nel Collio goriziano. Un declivio terrazzato di poco meno di un ettaro, che la coppia, appassionata di vino, riscopre come un terreno vocato alla vite almeno fino agli inizi del ‘900.
Da qui lo studio della viticoltura locale e la riscoperta di un vitigno di fatto autoctono, il Merlot, presente nel territorio almeno dal XIX secolo e largamente maggioritario nella produzione vinicola dell’area alla fine degli anni Settanta del ‘900, poi sostituito da uve a bacca bianca. Ecco allora l’idea di ridare vita a un prodotto della tradizione che andava scomparendo, anche grazie alla preziosa collaborazione dell’amico ed esperto Aldo Polencic.